SpazioArte Prospettiva16 di Boretto (RE) presenta, dal 24 novembre al 16 dicembre 2018, "L'immaginario padano di Martino", mostra personale dell'artista Martino Fiorattini. Inaugurazione: sabato 24 novembre, ore 17.30, con presentazione di Eleonora Carrara.
Martino Fiorattini nasce nel 1928 a Casteldidone, piccolo comune al confine tra le provincie di Cremona e di Mantova. Martino, come lo chiamano tutti in paese, è figlio di contadini e unico di tre fratelli a non emigrare. Continua il lavoro nei campi dei genitori e diventa un apprezzato coltivatore di meloni, una delle eccellenze di quel territorio. Personaggio descritto da tutti come molto mite e socievole, religioso e di grande sensibilità, affianca a questi tratti anche atteggiamenti originali ed estrosi, come quello di dilettarsi nella fabbricazione di coltelli. Ma la sua bizzarria più grande è quella di cominciare a dipingere quando è ormai più che cinquantenne. È assai probabile che tutto abbia avuto origine dopo aver visto lo sceneggiato televisivo di Salvatore Nocita dedicato a Ligabue, andato in onda in TV alla fine degli anni Settanta. Oltre a Ligabue, anche i quadri di Van Gogh sono forse stati per lui un’altra verosimile fonte d’ispirazione. I primi rudimenti di tecnica pittorica li apprende probabilmente da Ireneo Ferini, falegname e intagliatore di Casteldidone, suo vicino di casa, anch’egli “pittore fattosi da sé”, di gusto realistico e tradizionale, spesso dedito alla copia di dipinti di pittori antichi e famosi e per questo apprezzato dai suoi concittadini. In ogni caso, Martino ha ormai imboccato la sua strada di artista autodidatta e diventa pittore consapevole all’inizio degli anni Ottanta, quando i figli, Paola del ’57, Angela del ’62 e Maurilio del ’55, sono ormai grandi. Martino non vende i suoi quadri, li dipinge soprattutto per dar sfogo a certi suoi stati d’animo interiori. Li narra e li dona solo a qualche amico. Sposato con Francesca Delvò, muore a Casalmaggiore (Cremona) nel 1997. Dice di lui Eleonora Carrara: "Per essere un autodidatta cresciuto tra i meloni e le zanzare, Martino Fiorattini ha saputo scegliere con attenzione il proprio orizzonte di riferimenti, fatto di brevi incursioni in grandi città, documentari visti alla televisione, monografie spiate tra gli scaffali dell’amico Ferini e i libri di scuola di figli e nipoti. Si potrebbe giocare a lungo nella ricerca dei riferimenti artistici che il nostro pittore rivolge all'arte che lo precedette, fino ad arrivare forse alle maschere africane e ai mosaici paleocristiani. Ciò su cui vogliamo focalizzare queste ultime righe è piuttosto la capacità di Martino Fiorattini di reinterpretare questa memoria visiva, appropriandosene e trasponendola nelle proprie opere. In questo tratto si colloca la sua unicità e per questo motivo, se pure è evidente un certo grado di parentela con la corrente irregolare del secondo Novecento, non dobbiamo fare il torto a questo talento visionario del Po di ridurre la sua personale sensibilità ad una vicenda pittorica collettiva. Martino, come tutti i matti padani, esprime una concezione autonoma dell’arte in quanto seppure influenzato dal clima pittorico che respira attorno a sé, nelle sue opere si coglie, al di là di ogni citazionismo, un orizzonte culturale personalissimo e un immaginario intimo e visionario". La retrospettiva sarà visitabile fino al 16 dicembre 2018, di sabato ore 16.00-19.00 e domenica ore 10,.00-12.00 e 16,.00-19.00. Ingresso libero. Una mostra parallela dello stesso pittore sarà allestita presso lo SpazioU a Casalmaggiore (CR) dal 25 novembre al 16 dicembre 2018 (aperture da martedì a sabato ore 09.00-12.30 e 15.30-19.30). Le due esposizioni sono accompagnate da un catalogo con presentazione di Eleonora Carrara, testi di Gian Luca Nizzoli, Bruno Arcari (Assessore alla Cultura del Comune di Boretto), Giorgia Bia, Pamela Carena (Assessore alla Cultura del Comune di Casalmaggiore) e ricco apparato iconografico.
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