La Galleria 8,75 Artecontemporanea è lieta di presentare la mostra "Kitsch Kitsch Hurrà", un interessante percorso alla ricerca dell'oggetto curioso, stravagante, patetico e ridondante, insomma bellissimo nel suo cattivo gusto.
L'immagine archetipa che la parola "Kitsch" generalmente suggerisce è quella dei nani da giardino, che via via si sono evoluti in leoni, putti, falsi pozzi, Kennedy e Padre Pio. Esempio che ben si sposa con Colossei e Moli Antonelliane, insomma con ogni opera d'arte sradicata dal suo autentico rango e reimpiegata a scopi differenti. È questo il caso delle Torri di Pisa in alabastro che, accentuando la pendenza della torre, la rendono irresistibilmente accattivante.
In un saggio del 1939 Clement Greenberg associa il termine "Kitsch" all'arte e alla letteratura popolari e commerciali, con i loro rotocalchi, le copertine e le illustrazioni. Un fenomeno meccanico che, utilizzando come materia prima i simulacri degradati ed accademizzati della vera cultura opera secondo formule precise. Una moda che, senza la completa disponibilità di una tradizione culturale matura, non potrebbe esistere, anche se, come riconosce lo stesso Greenberg, esistono casi in cui il Kitsch produce qualcosa di valido, qualcosa che ha un autentico sapore popolare.
Se fino a qualche tempo fa il Kitsch era Kitsch e basta, cioè una biasimevole antologia del cattivo gusto imperante, acquistato solo da una folla di provincialotti incapaci di operare distinzione tra arte e non arte, tra cultura e spazzatura, oggi i tempi sono cambiati. Sull'oggetto Kitsch aleggia un velo di ironia, che lo rende non solo accettabile, ma anche attraente. La differenza sta proprio nello humour, nella giocosità e nella consapevolezza di allontanarsi dai canoni tradizionali del buon gusto. Con un licenzioso pizzico di esagerazione.
Ecco dunque che il gallerista Gino Di Frenna mette sotto i nostri occhi oggetti brutti ed inutili, stravaganti ed esagerati, ma che, a breve distanza, si coprono di fascino e di magia. Siano dunque ammessi pinocchi luccicanti, soffocati da una ridda iridescente di perline, santi illuminati dal blu elettrizzante della grazia, gatte con gli zoccoli olandesi che suonano il violino e scarpette di cristallo imbellettate ed aromatizzate al cognac.
Questo è il Kitsch e nessuno ne è immune. Scagli la prima pietra chi possa serenamente dire di non avere una paperella sul tavolino del salotto, una Torre Eifell in miniatura o un ombrellino plissettato con tanto di indecifrabile Gioconda.
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