Indirizzo |
Via Giardino, 25 |
Sede |
Saletta Veronelli, Osteria della Merla |
Citta |
Gualtieri (RE) |
Tipologia |
Mostra personale |
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...così impari a mangiarti Bambi |
Mostra personale - Da Domenica 11 dicembre 2011 a Domenica 8 gennaio 2012
Saletta Veronelli, Osteria della Merla | Gualtieri (RE)
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Domenico Boffa, artista abruzzese selezionato per la 54. Biennale di Venezia - Padiglione Accademie, espone le sue ultime ricerche pittoriche presso Saletta Veronelli - Osteria della Merla a Gualtieri (RE). La mostra, che sarà inaugurata domenica 11 dicembre alle ore 18.30, sarà visitabile fino all'8 gennaio 2012.
Il titolo "...così impari a mangiarti Bambi" non è un velato invito a sposare la cultura vegana, ma una sintesi "poetica", seppur provvisoria, delle opere esposte. L'artista giunge a conoscere sé stesso (impara) attraverso un esperimento di regressione allo stato infantile (Bambi-no) per ricreare visivamente (mangiare) situazioni vissute in precedenza.
Un processo estetico/esistenziale derivato dalla teoria freudiana sulla sessualità, per la quale il bambino che indulge a succhiarsi il pollice ricerca un piacere atavico, già provato, che corrisponde al succhiare il seno della madre. Tuttavia, il riferimento a Freud vale per quegli stadi preedipici (orale, anale, fallico, genitale) che il bambino attraversa durante la crescita. Solo con la psicanalisi dei "rapporti con l'oggetto", associata a Melanine Klein (1882-1960), pulsioni di questo tipo vengono analizzate.
Boffa struttura la propria operatività giocando ferocemente con i propri strumenti creativi e li usa come potrebbe usarli un bambino. Con la stessa serietà con la quale il bambino affronta il gioco, l'artista costruisce il proprio immaginario sostituendo alle macchinine ed alle bambole, orinatoi, escrementi, frammenti di vecchi WC, falli (serie "Pinoza" e "Cleaner"). In particolare, la metafora fallica -spesso presente nei suoi dipinti - corrisponde ad una volontà di rappresentare quell'indicibile che appartiene al buon senso, alle confortanti abitudini precostituite. Il tentativo è scoprire il nervo di quell'ordine fallocentrico che presiede il linguaggio, l'espressione, la comunicazione e che, nella società, influenza la vita, le scelte.
Quello della regressione infantile non è ricerca di un linguaggio primigenio, aurorale, che racconta il mondo con l'identico stupore e l'identica libertà espressiva propria delle prime età dell'uomo, bensì l'espressione di un trauma, il trauma della perdita che apre ad un'estetica del lutto e della malinconia dove ad essere rappresentati sono corpi violati, psiche frustrate, modellate psicologicamente da pulsioni e fantasie. In questa chiave, Boffa sviluppa un metodo che fa dell'opera il luogo in cui si può tentare un "trattamento" o un "esorcismo". È la "ripetizione dell'esperienza traumatica", il continuo confrontarsi con le proprie malattie, in cui si mette in scena la regressione come espressione di protesta e di sfida. Riportare in luce le ferite significa cercare la verità e la verità è l'unica arma contro il potere corrotto e osceno.
Per informazioni: www.domenicoboffa.com.
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Galleria Fotografica |
Domenico Boffa, Cleaner VI, 2010, tecnica mista su tela, cm. 40x60 |
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Domenico Boffa, Cleaner VI, 2010, tecnica mista su tela, cm. 40x60 |
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Domenico Boffa, Imbuti, 2009, tecnica mista su tela, cm. 24x18 |
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Domenico Boffa, Imbuti, 2009, tecnica mista su tela, cm. 24x18 |
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Domenico Boffa, Pinoza III, 2007, acrilico su tela, cm. 24x19 |
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Domenico Boffa, Pinoza III, 2007, acrilico su tela, cm. 24x19 |
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Domenico Boffa, Pinoza VI, 2009, acrilico su tela, cm. 150x100 |
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Domenico Boffa, Pinoza VI, 2009, acrilico su tela, cm. 150x100 |
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Domenico Boffa, Senza titolo, 2008, acrilico su tela, cm. 30x40 |
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Domenico Boffa, Senza titolo, 2008, acrilico su tela, cm. 30x40 |
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Domenico Boffa, Cleaner V, 2010, tecnica mista su tela, cm. 100x100 |
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Domenico Boffa, Cleaner V, 2010, tecnica mista su tela, cm. 100x100 |
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