Dal 4 maggio al 15 giugno 2019, la Galleria Open Art di Prato ospita la mostra di Alfredo Serri, un maestro colto e discreto nella Firenze del dopoguerra.
Cinque anni dopo l’antologica dedicata ad Alfredo Serri (1898-1972) presso le prestigiose sale espositive dello Spazio Mostre dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, la Galleria Open Art dedica un nuovo omaggio a questo interessante interprete dell’arte toscana del Novecento, un artista colto e sensibile, ma poco portato alle pubbliche relazioni. L’esposizione raccoglie una trentina di opere su tela realizzate tra gli anni Quaranta e Cinquanta.
Prima di dedicarsi alla pittura, Serri fu musicista: era infatti un professore di chitarra, violino e pianoforte. Tra l’altro, come violinista, fece parte dell’Orchestra del Teatro della Pergola di Firenze. Tuttavia, rinunciò ad un posto sicuro e già acquisito in ambito musicale per dedicarsi interamente alla pittura. Una scelta scaturita dall’incontro con Pietro Annigoni (1910-1988), con il quale si era sviluppata una sincera amicizia, sebbene Serri avesse undici anni più di lui. Serri frequentò assiduamente lo studio di Annigoni in Piazza Santa Croce e condivise con lui le sue prime avventure artistiche, studiando la natura con una specifica inclinazione verso la pittura seicentesca italiana e fiamminga, ovviamente attento a tutte le emozioni visive che la sua città, Firenze, poteva offrirgli.
Insieme al maestro e mentore, a Gregorio Sciltian, ai fratelli Antonio e Xavier Bueno, a Giovanni Acci e a Carlo Guarienti, Serri prese parte al movimento de “I Pittori Moderni della Realtà” che, fra il 1947 e il 1949, con eventi espositivi e tramite la rivista “Arte” pubblicata a Firenze, si pose in aperto contrasto con le varie correnti astrattiste e informali sorte in quegli anni. Il gruppo sosteneva una tipo di pittura che aspirava ad un equilibrio dialettico fra l’arte figurativa consolidata nel tempo storico e le novità linguistiche affiorate nel Novecento.
Successivamente, mentre gli altri amici del movimento presero strade diverse, Serri, come Annigoni, rimase sempre coerente con l’indirizzo originario. Ma, al contrario del Maestro, che non mancò spesso di prendere posizione esplicita e polemica contro i suoi detrattori e le tendenze imperanti della critica corrente, Serri proseguì la sua ricerca nel silenzio, nell’isolamento, in una sorta di purezza intellettuale e morale. Un atteggiamento, questo, che sicuramente lo penalizzò dal punto di vista della visibilità e di una più ampia e diffusa notorietà, anche se ebbe, per la qualità della sua pittura, un proprio pubblico di collezionisti, specie di ambito statunitense.
Per quel che concerne i contenuti, Serri ebbe predilezione per due generi a lui congeniali quali il Trompe-l’oeil e la Natura morta, con composizioni di libri, frutti, oggetti vari e citazioni colte di opere d’arte. Nelle sue splendide nature morte non di rado emerge, in pochi millimetri di superficie pittorica, fra fiaschi e frutti, il suo autoritratto risolto con una tecnica stupefacente. Spesso, compaiono anche strumenti e spartiti musicali, chiara testimonianza della sua prima formazione e attività professionale. Serri realizzò indubbiamente opere di una perfezione assoluta, nelle quali tutto appare come una sorta d’inno elevato alla bellezza, alla poesia, agli accordi segreti e armonici che uniscono l’uomo e l’artista all’universo, e fanno di lui un messaggero di splendori mai effimeri.
Sue opere sono oggi esposte in numerose raccolte italiane e straniere, pubbliche e private, tra cui la Galleria d’Arte Moderna e la Fondazione Roberto Longhi di Firenze, i Musei Civici di Milano, la Fondazione Guelpa di Ivrea e la Collezione Rockefeller di New York.
L’inaugurazione si terrà sabato 4 maggio alle ore 17.00. La Galleria Open Art (Viale della Repubblica 24, Prato) è aperta al pubblico da lunedì a venerdì con orario 15.00-19.30, sabato ore 10.00-12.30 e 15.00-19.30, chiuso domenica e festivi. Ingresso libero. Per informazioni: t. +39 0574 538003, galleria@openart.it. |