Il Museo della Stampa e l'Associazione Pro Loco di Soncino (CR) presentano, dal 24 marzo al 15 aprile 2018, la mostra personale di incisione di Daniela Savini, con presentazione di Federica Vettori, storico dell'arte e critico ufficiale dell'Associazione Nazionale Incisori Contemporanei di Treviso.
Verranno esposte una ventina di incisioni inedite, disposte secondo un ordine logico che inizia con l'incisione del "pane" e termina con una tela ad olio intitolata "Vita". Nella bacheca in plexiglas verrà, inoltre, esposto l'ultimo libro d'artista, "A te", realizzato nel 2017.
La mostra costituisce l’anteprima del progetto "Il pane della vita", composto nella sua integrità da altrettante opere su tela.
Domenica Giaco, co-curatrice della mostra insieme a Federica Vettori, scrive: « Il pane è veramente il simbolo della trasformazione. Il pane è la vita, e la vita è quel pane da mangiare. L'uomo è quel pane. Immersa nel suo tempo è Daniela Savini, artista colta e sensibile, attenta all'uomo e alle tematiche che lo circondano. Lontana da qualsivoglia giudizio, è testimone-voce di un disagio esistenziale inesprimibile, perché troppo profondo e oscuro. Il suo processo creativo non è drammatico, è poetico, di grande delicatezza e attenzione. Sebbene tracci e racconti il dolore con le sue agonie, le nevrosi, i tormenti. Non ne fa denuncia, ne prende atto, lo osserva, con compassione. Perché il dolore esistenziale non è mai urlato. È intimo, privato, muto. Si chiede: "cosa dice il corpo che la parola non dice?". Perché il corpo è la via di transito dell'inespresso. Le figure, che spesso si delineano in penombra, mostrano nella nudità dei corpi il tentativo di liberarsi dei travestimenti imposti dalla società. Savini apre stanze, con mano invisibile, si accosta e accarezza le loro vite. Quasi amore. Tenerezza. Sa che esiste anche una bellezza interiore, nascosta, soffocata dal caos esterno, inquinata dalle voci fuori e dentro quei corpi. Corpi che si aprono, nell'intenzione di manifestarsi, o si chiudono, come in un gesto di protezione, di, a loro volta, tenerezza, pudore. Espansioni e contrazioni. Un movimento che è ritmo, modulazione. Elettrocardiogramma. Quasi respiro. Se provi a stare in silenzio, puoi sentire i battiti, di quei cuori. Suggestioni generate da un chiaro richiamo dell'artista al realismo figurativo, che ci porta istintivamente a immaginare una sacralità iconografica. Figure come martiri, come santi. La stessa arte incisoria, del resto, già reca in sé l'agire della sacralità rituale. Ma la rappresentazione figurativa, che ha in sé una finalità liturgica – non necessariamente sacra – volta solitamente a costruire l'integrità, qui, mediante il ricorso di Savini alla dissolvenza, rivela, al contrario, che l'uomo è dilaniato, e che la realtà sfugge, è a pezzi. Una labilità che rappresenta la natura effimera dell'istante. L'uomo avverte la precarietà di un'unità che tende a disgregarsi nella più grande solitudine interiore. La definizione dei corpi che improvvisamente frantuma, dissolve, è come una improvvisa linea spezzata. Una disarmonia che funge da richiamo. Un invito. Guardami! Lo spettatore è coinvolto, e il corpo che dissolve tra l'essere e il non essere diventa meditazione sulla vita. Savini attraverso la sua arte induce a riflettere, a specchiarsi in quelle figure, in una ipotetica relazione di immedesimazione. Auspica una umanità consapevole di sé, della propria condizione di dolore, sì, ma che possa trovare nella relazione con l'altro e l'oltre sé, il coraggio e l'audacia della speranza. Secondo una visione vicina al pensiero di Helmuth Plessner e alle teorie dell'antropologia filosofica contemporanea, vede l'uomo riconciliato della sua doppia natura fisica e psichica e in cerca di sé, attraverso una nuova visione che deriva dal collocarsi in posizione eccentrica, distante da sé, coscienza e divenire, tra le cose del mondo. Una modalità di essere che impone di prendere in mano la propria vita, di progettare un futuro, di aprirsi a delle possibilità. Per Daniela Savini, la possibilità sono i legami. Perché l'uomo esiste veramente solo nelle relazioni e conoscersi è ri-conoscersi, trovarsi. Un processo evolutivo continuo e sofferto, in costante precarietà, tra alienazione e interazione, identificazione e differenziazione, soggettività e oggettività che in qualche modo anela a un punto fermo».
L'esposizione, che verrà inaugurata sabato 24 marzo ore 17.00, sarà visitabile da martedì a venerdì ore 10.00-12.00, sabato e festivi ore 10.00-13.00 e 15.00-18.00, lunedì chiuso. Biglietto cumulativo Rocca e Museo della Stampa: intero Euro 5,00, ridotto Euro 3,50, famiglia Euro 11,00.
La mostra è allestita con il patrocinio di Provincia di Cremona, Comune di Soncino, Museo della Stampa Soncino e Associazione Pro Loco Museo della Stampa. Per informazioni e approfondimenti: www.museostampasoncino.it, www.savinidaniela.it.
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