Indirizzo |
Corso Garibaldi, 4 |
Sede |
Galleria 8,75 Artecontemporanea |
Citta |
Reggio Emilia |
A cura di |
Chiara Serri |
Tipologia |
Mostra collettiva |
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Doppia Zona |
Mostra collettiva - Da Sabato 13 ottobre 2007 a Mercoledi 10 ottobre 2007
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Una ventata d'aria fresca agita le stanze della Galleria 8,75 Artecontemporanea che, con la nuova stagione espositiva, porterà a Reggio Emilia una decina di artisti di grande livello, uniti dal prestigio, ma separati dalle Alpi. Per l'occasione, lo spazio espositivo diventerà un'interessante "DoppiaZona", dove ammirare, analizzare e confrontare le opere di cinque artisti italiani (Arcangelo, Luca Caccioni, Franco Guerzoni, Elisa Montessori, Claudio Olivieri) e di altrettanti stranieri (Julia Bornefeld, Sandra Brandeis-Crawford, Günter Dollhopf, Peter "Goi" Goitowski e Klaus Mehrkens).
Tra gli italiani saranno presentate opere di Arcangelo, in cui l'incanto poetico e una scrupolosa linea d'indagine si confondono alchemicamente nella magia di un intreccio che si dipana, incontenibile, nello spazio, ma anche le apparizioni fantasmatiche di Luca Caccioni che, tra ambre, bruni e verdrasti, ammiccano gradualmente all'astratto, sfumando i contorni e costringendo l'occhio a continue correzioni, per poter leggere le immagini che danzano in punta di piedi sulla tela. E poi, il colore prepotente e fondamentalmente monocromo di Franco Guerzoni, che definisce lo spazio e veicola la memoria, che si addensa lungo le increspature e si ritrae negli anfratti, declinandosi in calibrati passaggi tonali; i segni esili e allo stesso tempo graffianti di Elisa Montessori, che si dispongono sulla superficie a comporre i petali di un fiore o una sequenza tonale che sembra rincorrersi all'infinito e, per finire, le architetture morbide e silenti di Claudio Olivieri, fatte di luce e di colore, di trasparenze senza ombra di gravità.
La parte estera della mostra si aprirà, al femminile, con i quadri di Julia Bornefeld, giocati su forme concave come scarpe, gusci e vasi che, alludendo a metafore di femminilità, a forme proprie della sfera domestica e familiare, rassicurano lo spettatore che si lascia andare al fascino della narrazione e poi, con le carte di Sandra Brandeis-Crawford, che indaga, nell'immediatezza di un tratto, quasi automatico, spesso calcato, inciso, oppure lieve e spezzato, i margini indefiniti di un corpo in divenire. A seguire le trame corporee di Günter Dollhopf, l'artista tedesco che ha fatto della carta la pietra del suo universo scultoreo, candido nel colore ma estremamente ruvido, rilevato e tangibile e gli universi psichedelici e coloratissimi di Peter Goitowski, in arte Goi, che ispirandosi al futurismo, alla pop e ad un gusto prettamente underground, mette in scena il mito di una velocità assolutamente seducente e dissacratoria. In ultimo, la materia liquida, variopinta e allo stesso tempo evanescente di Klaus Mehrkens che, pur mettendo in scena i corpi, i volti e i paesaggi degli uomini, li libera da ogni specificità, da ogni riferimento, per dissolverli tra le fitte maglie della memoria e del sogno.
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