Nell’ambito di "Fotografia Europea", Circuito off, dal tema “Mappe del tempo. Memoria, archivi, futuro”, la
Galleria SpazioArte Prospettiva16 di Boretto (Re) espone la ricerca fotografica di quattro artisti guastallesi che “recuperano” le stampe di una mostra realizzata nel 1978, ponendole in relazione con gli esiti attuali del loro percorso artistico.
Inaugurazione: sabato 29 aprile alle ore 18.00. Presenta Ivan Cantoni.
Dall’introduzione di Ivan Cantoni: «Nel dicembre 1978 la sala civica del teatro "Ruggeri" di Guastalla ospita una mostra fotografica dal titolo singolare: "Anfoteca". Questo strano termine – che evoca senza riprodurli i suoni di "fototeca", "anafora", "metafora" – è composto dalle prime sillabe dei cognomi di quattro giovani guastallesi, autori delle immagini esposte: Giorgio ANdreoli, Giacomo FOrnasari, Leonardo TEnca e Massimo CAnuti. Sono studenti da poco diplomati all’Istituto d’arte Paolo Toschi di Parma, hanno fra i 18 e i 19 anni e da alcuni mesi portano avanti una sorta di collettivo fotografico, che si riunisce abitualmente in una casa di Piazza dell’Acquedotto (lo studio di Tenca): da lì partono, sulla spinta di idee definite o di semplici suggestioni, per trovare i luoghi in cui costruire gli scenari degli scatti; lì tornano per sviluppare le pellicole, visionare i provini e realizzare le stampe definitive. Ogni fotografia è un prodotto del "collettivo", anche se a realizzarla non contribuiscono tutti i membri. A volte si esce al completo con un tema da sviluppare, un luogo in cui ambientarlo, alcuni abiti e accessori da mettere in gioco; altre volte si opera in formazione ridotta, in due o in tre soltanto, ma non fa differenza, il risultato finale porta il marchio di Anfoteca, perché scaturisce da un clima, da una sensibilità e da un saper fare che si avvalgono del contributo di tutti. L’identità collettiva è il contrario dell’individualismo borghese, origine dell’autorialità in arte e fondamento del valore commerciale dell’opera (il mito della "firma", dell’autenticità come autografia). [...] La loro ricerca di eccentricità antiborghese, l’aspetto sconcertante e irriverente di molti loro scatti, hanno una parentela sottile, ma indubitabile, con la sensibilità del nascente movimento Punk inglese. Le loro figure senza volto che leggono libri senza scrittura contengono allusioni, più o meno consapevoli, alla formazione di una cultura (o sottocultura) popolare omologante e spersonalizzante, che si va costruendo attraverso i mass media. [...] Alcuni scatti parrebbero fissare momenti di performance o di happening trasportati dall’ambiente newyorkese a quello padano. In realtà ai ragazzi del Toschi non era ancora giunto quasi nulla della grande rivoluzione concettuale, che da quasi vent’anni scavava una tomba profondissima alla pittura e alla scultura. Le loro messe in scena sono statiche e pensate per essere riprese dalla fotocamera, eppure nella scelta della fotografia, nell’abbandono dei mezzi tradizionali dell’espressione artistica, partecipano (a modo loro) alla costruzione di linguaggi in cui il momento dell’ideazione, il progetto e il processo hanno una importanza paragonabile, se non superiore, a quella del prodotto. Isolati e connessi, provinciali e globali nello stesso tempo, quattro giovanissimi, allo spegnersi del decennio più inquietante del secondo Novecento, riescono a condensare una miriade di tensioni in immagini così potenti ed evocative da attrarci e scuoterci ancora oggi, nonostante lo sbiadire dei sali d’argento e l’evidente degrado delle carte fotografiche».
La mostra sarà visitabile dal 29 aprile al 14 maggio, sabato ore 16.00-19.00, domenica e festivi ore 10.00-12.00 e 16.00-19.00. Ingresso libero.
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