I "Muri Miracolati" di Fabio Iemmi dal 7 al 24 novembre 2015 alla Chiesa dei Santi Carlo e Agata a Reggio Emilia (Via S. Carlo, 1). La mostra è accompagnata da un testo di Enrico Maria Davoli, ambiente sonoro di Loalue (Blangoe Molchanie, "il beato silenzio"), allestimento di Giamprimo Bertoni e Fabio Iemmi.
Realizzata in collaborazione con Flag No Flags, Comune di Reggio Emilia e Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, l'esposizione sarà inaugurata sabato 7 novembre alle ore 18.00. Sabato 14 novembre, alle ore 18.00, Agatha Bocedi all'arpa.
Scrive Enrico Maria Davoli: «L'arte contemporanea inizia, poco più di cento anni fa, con una lunga serie di pronunciamenti improntati al radicalismo del “prendere o lasciare”. Di tutti questi pronunciamenti, Ornamento e delitto è forse il più perentorio. In questo suo breve scritto del 1908, l'architetto viennese Adolf Loos metteva al bando l'ornamento dall'arte e dall'architettura future, condannandolo quale residuo di una mentalità primitiva ed antisociale. La ricerca pittorica di Fabio Iemmi parte idealmente da qui, da questa vulgata condivisa in modo acritico da gran parte della cultura novecentesca. E lo fa non per opporvisi né per assecondarla (il tempo è ormai scaduto), ma semmai per scavalcarla definitivamente. Innescando così una nuova possibilità di senso. In particolare, a Iemmi interessa capire cosa si nasconda dietro a quella che, a tutti gli effetti, è stata ed è ancor oggi una grande rimozione collettiva. In un mondo dove ogni cosa appare ornata (di tatuaggi, di writings, di immagini pubblicitarie, di elementi segnaletici, di arredi urbani...) ma nessuna è davvero “messa in forma”, fecondata da una forza interna, egli ricostruisce il terreno di un'immagine che sia percepibile come sacra. Ecco quindi che l'incontro tra Iemmi e i fondamenti della grande arte ornamentale non può che assumere i contorni, a volte labili e indistinti, mai arbitrari, della fatalità. Meglio, di una doppia fatalità. Perché è fatale che, a tutte le latitudini, il sacro si presenti attraverso la geometria dei patterns decorativi: essi sono per eccellenza la forma della continuità, della trascendenza, dell'ordine che si propaga a tutte le manifestazioni dell'esistente, dal micro al macrocosmo. E perché è altrettanto fatale che questi nodi e intrecci geometrici si manifestino con chiarezza proprio a chi, come Iemmi, si divide da sempre fra la professione dell'artista e quella del restauratore che indaga ciò che resta del passato e dell'altrove. Questa duplice appartenenza fa di lui un archeologo del sapere, che racconta le proprie scoperte in forma non verbale ma visiva. I muri miracolati che egli ci presenta oggi sono come la elaborazione di un lutto lontano, una catastrofe di cui non vi è memoria e che pure pesa ogni giorno. Che il tempo di questa elaborazione - il secolo che è alle nostre spalle - abbia visto succedersi guerre immani, ascese e cadute, conversioni e scomuniche, potrebbe perfino sembrare un dettaglio di fronte alla consunzione e alla tenace sopravvivenza degli intonaci, delle trame delicate ma rigorose, che Iemmi riporta alla luce. Quando si dice della funzione e del potere dell'arte».
Scrive Loalue: «Blagoe Molchanie" (Beato Silenzio), un'icona dell'Ortodossia Orientale, un giovane Gesù Cristo imberbe, sereno; mi è sembrata il giusto titolo per questa composizione che accompagna le opere di Fabio Iemmi. In questo progetto ospitato in San Carlo, il Beato Silenzio è il padrone di casa, vorrei richiamare un brano del Profeta Isaia: " non si alza a schiamazzare, per farsi sentire nelle piazze" (42,2), perfetta definizione per lavori proposti, non gridati, senza lustrini. Tornando alla composizione musicale, "Blagoe Molchanie" si sedimenta intorno al silenzio, ad istanti di vuoto, si forma ( si ferma?) ascoltando strumenti a fiato mescolarsi intimamente a fremiti elettronici; strumenti a fiato non a caso, la necessità del soffio impedisce altro… Il Beato Silenzio è il padrone di casa qui in San Carlo, le grandi tele, le Materie, le molecole sonore provano a concretizzare ciò di cui, tautologicamente, si parla in continuazione, senza requie, senza quiete. Silenzio».
La mostra è aperta al pubblico di venerdì ore 18.30-22.30 e di sabato ore 10.00-13.00 e 18.00-22.30, oppure su appuntamento (tel. 335 8048782, 347 7265122). |