Lisa Beneventi CSArt
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Sinfonie
Fabio Rossi, Renato Borghi

Che importanza hanno nella e per la nostra vita la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco? Sono, credo per tutti, elementi indispensabili, necessari, in una parola, vitali. E vitali in un duplice senso, quello di elementi datori di vita, principi di vita, e quello di elementi dotati di una vita propria, la quale si esprime in forme, ritmi, suoni e colori molteplici.
Sotto questo duplice aspetto la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco non solo rendono possibile la vita umana ma esercitano altresì una profonda influenza su di essa nei suoi diversi aspetti, intendo dire non soltanto sulla dimensione razionale dell’uomo, sull’uomo ragionatore-realizzatore, ma anche su quelle dimensioni della vita umana che non sono ri(con)ducibili alla ragione: la sfera emotiva, l’affettiva, la sentimentale, l’istintuale, quelle sfere alle quali uno dei più profondi pensatori della prima metà del secolo scorso, Gaston Bachelard (1884-1962) ha inteso riferirsi sia con il termine di sur-razionale, non già nell’accezione primaria di un «di più» di razionalismo, ma in quella di ciò che eccede, si colloca al di fuori del razionale, della razionalità scientifica, sia soprattutto nella sua filosofia dell’immaginazione, la quale individua nei quattro elementi primordiali della terra, dell’acqua, dell’aria e del fuoco quegli «ormoni dell’immaginazione» che ci fanno «crescere psichicamente» e «in arte i principi della creazione».
Ora è proprio alla concezione dell’immaginazione creatrice di irrealtà, di rêveries (immaginario, fantasie, fantasticherie sognanti, ma che si esercitano nella veglia), formulata da Bachelard, che la pittura di Lisa Beneventi si richiama e dalla quale mutua i suoi principi guida.
Mi sia consentito dunque, prima di soffermarmi sulle caratteristiche peculiari delle opere qui presentate, un breve cenno ad alcune affermazioni fondamentali della concezione dell’immaginazione bachelardiana, al fine di poter aiutare lo spettatore a cogliere ed afferrare nel loro dinamismo e nella loro vitalità le rêveries o le fantasticherie sognanti proposte da Lisa.
Per Bachelard, le forze dell’immaginazione si sviluppano in due direzioni molto diverse. Alcune, ignorando la materia, le sue potenzialità e le sue costrizioni, prendono slancio di fronte alla novità e, vibrando per ciò che è vario e inatteso, producono forme gioiose, seducenti, esuberanti, «hanno sempre una primavera da raccontare». Altre forze immaginanti, al contrario, trovano la fonte delle loro creazioni nella profondità, nell’intimità della materia, nella quale colgono la presenza, sotto forma di «germi», di forme, di dinamiche, di esperienze primarie, di archetipi, che, guidandone l’attività formale, forgiano e materializzano l’immaginario.
Nel primo movimento, Bachelard individua la causa formale o l’immaginazione formale, nel secondo la causa materiale o l’immaginazione materiale, a sua volta distinta in quattro tipi, a seconda dell’elemento materiale generativo di immagini privilegiato dall’immaginazione: la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco.
Benché opposte per direzione (slancio e profondità) e immagini, le due forme d’immaginazione, formale e materiale, sono necessariamente attive in ogni creazione artistica, nella quale l’esigenza del loro accordo e della loro cooperazione non esclude la possibilità della preminenza ora dell’una ora dell’altra e, a me sembra, nel caso dei lavori di Lisa, specialmente dei più recenti, la subordinazione dell’immaginazione formale alle esigenze di quella materiale.
Più semplicemente e in concreto, Lisa, creando i suoi colori, lavorando con le mani materie diverse (smalti, pigmenti puri, acrilico, ecc., alle quali talvolta ne mescola delle altre: colle, resine, materiali poveri: carta, sabbia, sassolini,  ecc.) e stendendo e plasmando con movimenti diversi delle mani sulla tela i colori voluti, cerca di adattare la materia lavorata (i suoi colori) alla materia elementare privilegiata dalla sua rêverie e le forme che è possibile ottenere  con la prima  a quelle, in potenza, in germe, nella seconda.
Sarebbe tuttavia sbagliato pensare di individuare nelle immagini pittoriche di Lisa la presenza di un solo elemento, dal momento che in ciascuna di esse,  e coerentemente con ciò che a più riprese ha sostenuto Bachelard, l’immaginazione materiale, pur privilegiando una materia generativa di immagini, non ingabbia la libertà creativa nel vincolo monotono di un solo elemento materiale, ma ama combinarlo con l’elemento antagonista o con un secondo elemento, senza nondimeno escludere del tutto la presenza di un terzo elemento o la combinazione talvolta di tutti e quattro gli elementi.
E tuttavia, le diverse combinazioni delle materie elementari presenti nelle opere di Lisa, pur non omettendo i valori psichici contraddittori, conflittuali, di cui ogni elemento materiale è portatore, sono costantemente tese a trasmutare le  forze e il dinamismo presenti nei diversi elementi combinati dall’immaginazione in una concertazione armonica di movimenti,  forme e colori, che il titolo stesso della mostra, Sinfonie, ha inteso evidenziare.
È in un mondo di rêveries, di fantasticherie sognanti, che le opere di Lisa immediatamente ci trasportano. Cercando di dare espressione nei propri quadri alla «sollecitazione immaginativa» procuratale dal carattere attivo degli elementi primordiali, ella ci propone in questa mostra le sue personali rêveries del fuoco, dell’acqua, dell’aria e della terra, secondo un ordine che non può non richiamare la successione delle opere dedicate da Bachelard ai quattro elementi . 
Nell’impossibilità di poter di presentare, per ovvie ragioni di tempo, tutte le opere esposte, mi limiterò a proporre alla loro attenzione, per ciascuna delle quattro forme di rêveries che qui si succedono, un quadro in cui siano esemplarmente espresse le caratteristiche peculiari di ognuna di esse, non senza aver prima formulato la mia proposta interpretativa delle opere qui esposte.
In un’opera recente, Esthétique et épistémologie du naturalisme abstrait: Avec Bachelard, rêver et peindre les éléments (Harmattan, Pari 2005), Michèle Pichon, una delle più autorevoli interpreti di Bachelard, ha cercato di dimostrare che esiste, nell’ambito dell’arte astratta, un’«astrazione  elementarista», «corrente specifica, di tipo naturalista, nella quale l’immaginazione materiale esprime i suoi contenuti, grazie a una forma particolare di gestualità, in immagini esclusivamente costituite di forme, di movimenti e ritmi elementari», quelli dell’aria, dell’acqua, della terra e del fuoco.
Ora, a me sembra che la produzione artistica di Lisa Beneventi possa essere collocata a pieno titolo nella predetta corrente, se è vero che non è difficile ritrovare nei suoi quadri alcune delle caratteristiche essenziali che, secondo più di un interprete di Bachelard, dovrebbero essere presenti nei quattro tipi di «immaginario materiale» prodotti da un pittore la cui immaginazione fosse sollecitata dai quattro elementi e che realizzasse solo delle opere astratte: 
1) la presenza di immagini dalle forme irregolari, spezzettate, sfumate, estremamente mobili, oscillanti, fluttuanti, spesso aggrovigliate, accavallate, e che si fondono e si compenetrano tra loro; 
2) il darsi delle immagini in colori luccicanti, fiammeggianti, capaci di esprimere sia l’idea della creatività, della vitalità interna, del carattere «folgorante» dell’immaginazione, che Bachelard non esita a definire «una fiammata d’essere», «una luce splendente», sia l’idea dell’emergere improvviso delle immagini dalla gestualità dell’artista, della loro istantaneità; 
3) la possibilità di individuare in queste immagini le forme archetipe, «primitive ed eterne», come sostiene Bachelard, che sono proprie specificamente di ciascun elemento, ma che, al tempo stesso, è possibile ritrovare in generale in tutte le materie elementari  e nelle diverse immagini pittoriche da esse indotte nell’artista; 
4) la specificità di ogni linguaggio astratto (elementarista). Composto di segni (linee, forme, colori) che non hanno alcun significato dato a priori né alcuna intenzione di rappresentare il mondo visibile o di trasmettere delle informazioni, ma che intendono esprimere unicamente i contenuti dell’immaginazione del pittore, il linguaggio astratto è un linguaggio informale di segni totalmente autonomi ed equivoci.
Ma proprio per quest’insieme di caratteristiche il linguaggio naturalista astratto elementarista dà vita ad opere largamente aperte, vale a dire non riconducibili ad alcun codice interpretativo, e che, di conseguenza, pur avendo la funzione di indurre (da in-ducere: condurre dentro) l’immaginazione dello spettatore nella vita intima, profonda, degli elementi, lasciano lo spettatore libero di scegliere la propria interpretazione.
Cercherò ora di verificare la presenza delle predette caratteristiche essenziali in quattro quadri che esemplarmente mettano in scena ciascuno dei quattro tipi di rêveries o di immaginario materiale qui proposti, procedendo in questo modo. Alla presentazione di ogni quadro, farà seguito da parte dell’amico poeta Renato Borghi, al quale va il sentissimo grazie di Lisa e mio, per aver accettato con tanta disponibilità e generosità, di concorrere all’inaugurazione di questa mostra, la proposta e la lettura di una sua rêverie poetica relativa a ciascuno dei quattro elementi primordiali e, a conclusione della mia presentazione, la lettura di due poesie intitolate: Il quinto elemento e Contatti d’anime.  

FUOCO: il fuoco è forza prima di essere sostanza, e forza caratterizzata da una forte ambivalenza: il fuoco è fonte di vita, perché brucia, illumina e scalda, perché fonte dell’arte (il fuoco-artista), ma può essere anche fonte di morte,  perché causa di dolore, di sofferenza, di distruzione di ogni forma di vita; il fuoco è stato di volta in volta considerato come simbolo del divino (ad es. dello Spirito Santo) e del demoniaco, espressione dell’amore e dell’odio, del candore (es. le guance infuocate) e della collera; è stato inteso sia come elemento positivo di purificazione e di annullamento e distruzione del male, sia come elemento negativo che tutto distrugge (il fuoco infernale, ma anche il fuoco del fulmine e della lava vulcanica, che provengono rispettivamente dal cielo e dal centro della terra).
Proprio perché il fuoco può abitare il cielo e la terra, la sua dinamica può variare, può cioè presentarsi come immagine di ascensione verticale rapida o come immagine di espansione lenta in molteplici direzioni. Queste due dinamiche e la duplicità di immagini da esse prodotte sono ben presenti nel quadro, Fuoco. Alla gagliardia e alla rapidità delle fiamme del fuoco espresse dall’intensità del giallo e del rosso proiettati verso l’alto, ma che al tempo stesso, invertendo il loro movimento ascensionale, sembrano ricadere verso il basso, sulla materia terrestre, Lisa associa il marrone di una terra in balia, come sembrano suggerire la presenza di macchie di colore rosso, dello scoppiettante crepitio del fuoco, in espansione in ogni direzione, ma, verosimilmente, anche nel cuore e nell’immaginazione dell’artista.

Fuoco
(di Renato Borghi)

Ardo,
nella legna asciutta,
fra gli alari del camino.
Ardo,
nei boschi brulli ed avvizziti.
Ardo,
nei cuori quando non sono rinsecchiti, 
quando non sono inariditi, 
quando generosi sono intrisi di amore.
Lì, ardo senza spegnermi, 
senza distruggere, 
senza bruciare,
Lì, ardo per creare.

ARIA: Le immagini aeree possiedono due caratteristiche: sono smaterializzate e sono dinamiche, sono immagini ascensionali. Nel quadro, Sinfonia in bianco e nero, la dinamica elementare dell’aria è chiaramente evidenziata dalla direzione delle linee e delle parabole irregolari dei colori - in special modo il bianco -, le quali associano l’idea di un movimento verticale, che è esperienza di elevazione, di sublimazione, all’idea rovesciata della discesa e della caduta. Ma l’ambivalenza psicologica di elevazione e caduta trova altresì espressione nel sovrapporsi e mescolarsi di colori luminosi (il bianco e l’oro) al colore ora tenebroso ora chiaroscurale dello sfondo.
La dinamica dell’aria è in parte temperata dalla presenza (in basso) della materia terrestre nella quale nondimeno lo slanciarsi delle proiezioni dei colori verso l’alto opera una trasmutazione della materia terrestre in materia aerea, suggerendo l’idea di un universo di materia fluttuante verso il cielo.

Aria
(di Renato Borghi)

Reciso il cordone, 
mi hai posseduta al primo singhiozzo.
Mi hai respirata.
 Dolcemente a volte,
altre in affanno.
Dentro e fuori di te, mi hai ignorata,
mi hai trattata come bene dovuto.
Fino a quell’ultimo disperato respiro.
Resto immersa in te e tu in me, ora.
In una attesa, forse inutile.

ACQUA: Analogamente a quello del fuoco, il significato ambivalente, conflittuale, dell’acqua, come sostanza e simbolo elementare, credo sia facilmente comprensibile. Se, come flusso primordiale, l’acqua rappresenta in molti miti della creazione del mondo la sorgente di ogni forma  di vita, essa   nondimeno è anche un elemento di inondazione e di annegamento; se, come simbolo, essa da un lato rappresenta la vita e  la fertilità, dall’altro allude all’affondamento e al declino.
Non mi soffermerò più di tanto, perché troppo lontano ci porterebbe e molto tempo richiederebbe, sulla considerazione dell’importanza attribuita all’acqua come elemento purificatore e dei riti relativi ad essa, presenti non solo nella liturgia cattolica ma anche nel culto delle sorgenti sacre abituale sia nell’area celtica sia nell’antico Messico, tanto nell’Islam quanto nell’Induismo. Richiamerò invece la loro attenzione sul fatto che, come ben evidenziano le molteplici forme nelle quali l’acqua si presenta in natura, essa è una sostanza polidinamica il cui movimento è sempre strutturato dall’azione di un altro elemento, terra, aria e persino il fuoco, che attiva i geyser. Per questo l’acqua è per eccellenza lo strumento di mescolanze.
Nel quadro, Jaillissement (Zampillio), Lisa ha voluto donare visibilità alle diverse dinamiche dell’acqua proponendoci l’immagine di un fenomeno estremamente semplice e comune: quello dello zampillare dell’acqua. Si tratta, a me sembra, dello zampillo provocato, più che dall’azione del fuoco  o di una fonte di energia presente nella profondità della materia terrestre, dalla caduta di un solido nell’acqua del mare o di un qualsiasi bacino acqueo. È quanto ritengo possa suggerire lo sfondo di un blu ora intenso ora più sfumato nel quale l’aria del cielo e l’acqua del mare o terrestre sembrano fondersi e sul quale si stagliano i sottili getti d’acqua che con impeto si proiettano verso l’alto, galleggiando quasi per un attimo nello spazio aereo, per ricadere subito, sotto forma di pioggia di gocce nell’elemento acqueo dal quale sono sgorgate.

Acqua
(di Renato Borghi)

Ti ho avvolto, accolto, 
accompagnato alla luce.
Ti ho nutrito, dissetato.
Ti ho rinfrescato, curato, lavato.
Sono stata te stesso.
Ora altri corpi, altri luoghi,
altri lidi mi attendono.
Non ti sono più necessaria.
La tua anima non ha più bisogno di me.

TERRA: la terra induce nel pittore delle rêveries  attive o contemplative, sollecita l’immaginazione dell’artista ora a vincere la sua resistenza, a trasformarla, a informarla, cioè a darle una forma, ora a osservarla, a esplorarne l’interiorità. La materia terrestre è stabile, dura, oscura, pietrificata,  governata da forze apparentemente antitetiche a quelle dell’acqua, del fuoco e, in particolare, dell’universo aereo del cielo. Eppure, come rivelano già molte raffigurazioni antiche della terra  come una Dea-Madre, la terra è vista come la materia prima con la quale la divinità forma l’uomo o come colei che genera essa stessa i fenomeni naturali, e, in molte concezioni cosmiche dell’Occidente e dell’Oriente, in associazione con il cielo, come figura dell’intero cosmo.
Nel quadro, L’albero della vita, Lisa, facendo propria la convinzione dell’intima connessione tra cielo e terra, ci propone con l’immagine dell’albero l’idea dell’innegabile legame tra mondo terrestre e mondo celeste. Radicato nella terra ma rivolto con i suoi rami verso il cielo, l’albero è, come l’uomo stesso, un’immagine dell’«essenza dei due mondi» e della creatura che concilia l’alto con il basso, il cielo con la terra. Se la matericità della terra è resa dall’utilizzo di filamenti, resine e sovrapposizioni di colori che donano spessore e rilievo al tronco e ai rami dell’albero, le caratteristiche del mondo aereo del cielo nel quale, come afferma Robert Desnos nella poesia da Lisa associata alla propria opera «la terra rotonda» è immersa, sono espresse non solo dalla preminenza della luce del bianco e del grigio sui colori scuri delle ombre della terra, ma altresì dall’oro di un astro solare invisibile che,  illuminando l’albero, ci ricorda,  riprendendo molte tradizioni religiose  e lo stesso cristianesimo, come l’albero e la terra siano simboli della vita. 

Terra
(di Renato Borghi)

Modellato nel fango,
ho sentito il tuo sudore
mentre rivoltavi le mie zolle.
Ho sopportato l'assurdità
delle tue battaglie.
Ho subito le angherie
dei tuoi progressi.
E pensare che avrei voluto essere soltanto 
il tuo immenso giardino.
Così avrebbe avuto 
ed avrà ancora un senso, 
sentirti fare l' amore nei miei prati.

Il quinto elemento
(di Renato Borghi)

Aristotele lo chiamò etere. 
La volta celeste, come ciò che ci sfugge. 
La quintessenza. Eterna e immutabile.
Altri lo chiamarono amore, gioia, odio, 
tristezza, felicità, amicizia, cupidigia, 
filantropia, egoismo, solidarietà...
altri ancora nella massima sintesi soltanto pensiero.
No, non mi basta, non può essere tutto qui, 
mi va stretto questo quinto elemento. 
C'è anche qualcosa di diverso 
che ha cambiato il mondo 
che ha determinato la nostra storia, 
che sempre più determinerà il nostro avvenire. 
Qualcosa che sta nelle mani 
delle donne e degli uomini 
di ogni tempo, 
passato e futuro. 
C'è qualcosa che 
finche batterà il cuore  di un essere umano 
avrà il potere 
di cambiare la terra, l'aria, l'acqua, il fuoco, 
l'etere. 
Quel qualcosa é affidato ad ognuno di noi. 
Si chiama scelta. 
Si chiama scelta fra il bene ed il male.

Contatti d’anime
(di Renato Borghi)

Le mani e gli occhi, strumenti per contatti d’anime.
Un pensiero, un’emozione, un’immagine 
salgono dal più profondo, 
fino alle mani, 
alla punta delle dita.
Rapidi gesti stendono i colori dell’astrazione.
Occhi assetati colgono un’atmosfera, 
un messaggio, un’idea.
Non importa se durante il viaggio 
a sentimento si è aggiunto sentimento.
L’arte non è una strada a senso obbligato.
È  apertura, spazio, libertà.
È quando è carpita 
che l’arte comincia a vivere.

Pensando alle opere di Lisa Beneventi
Renato Borghi
30 novembre 2015

Fabio Rossi, testo scritto in occasione della mostra a Palazzo Bentivoglio, Sala dei Falegnami, Gualtieri (Reggio Emilia), 2-17 aprile 2016.


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