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I giovani non hanno più... - Daniel Johnston, Laurina Paperina, Tommaso Buldini


Indirizzo
Strada Garibaldi, 29
Sede
RIZOMIarte
Citta
Parma
Tipologia
Mostra collettiva



I giovani non hanno più... - Daniel Johnston, Laurina Paperina, Tommaso Buldini
Mostra collettiva - Da Sabato 29 maggio 2021 a Sabato 19 giugno 2021 RIZOMIarte | Parma

La galleria RIZOMIarte di Parma si trasferisce in strada Garibaldi 29, nel cuore della città, ed inaugura la nuova sede con la mostra di Daniel Johnston, Laurina Paperina e Tommaso Buldini, realizzata in partnership con Martina Corbetta Arte Contemporanea di Giussano (MB). Il vernissage si terrà sabato 29 maggio 2021 a partire dalle ore 12.00.

Il titolo dell’esposizione, “I giovani non hanno più...”, aperto a varie interpretazioni, allude allo sdegno con cui le generazioni si criticano una dopo l’altra, mettendo in scena il difficile dialogo tra differenti universi culturali.

«L’idea di questa mostra – spiega il gallerista Nicola Mazzeo – viene da lontano, da un incontro a Miami… anzi no da Sacramento, dove è nato Daniel Johnston, anzi no da Milano dove si sono incontrati Tommaso e Laurina… che forse però si sono incontrati su Instagram. Se è difficile dire dove, forse possiamo provare con quando. Nei primi anni ’90, quando lo stile figurativo di Johnston comincia a diffondersi, sdoganato dalla maglietta di Kurt Cobain. No; nei primi anni 2000, quando Laurina comincia a sviluppare quello stile di fusione culturale che rende il suo lavoro unico; o ancora nel tardo 2018 quando Tommaso e Laurina scoprono in Johnston un mito in comune. Ma anche quando Martina Corbetta comincia a lavorare intensamente con Laurina oppure quando RIZOMIarte, che aveva già lavorato con Johnston nel 2012, vede la silhouette di Johnston fare capolino da un quadro di Laurina. Il punto importante qui è la fusione di tre lavori e di tre modalità di espressione che insieme funzionano perfettamente, perché la radice è per tutti il confronto con quelle figure “mitologiche” che si depositano nella coscienza, diventando poi medium di un discorso personale. Questo discorso assume in seguito valenze diverse: per Johnston quasi religiosa, per Buldini psicanalitica, per Paperina di linguaggio stilistico. È chiaro che i riferimenti culturali di Johnston sono quelli tipici di una generazione precedente rispetto a quelli di Buldini e Paperina, ma nel diventare Johnston per loro proprio uno di questi riferimenti scopriamo il processo di sedimentazione che è all’origine della costruzione degli universi culturali».

«Il linguaggio naturale, vivido e diretto, a tratti infantile di Daniel Johnston – conclude Maria Chiara Wang, autrice di uno dei testi critici presenti nel catalogo – ha calamitato l’attenzione dei giovani degli anni ’80 e ’90, di cui è stato capace di cantare e illustrare stati d’animo, irrequietudini e solitudini».

Il percorso espositivo comprende trenta opere, dieci per ogni artista. I lavori di Daniel Johnston sono quasi tutti in formato A4, ad eccezione di un’opera di maggiori dimensioni. I dipinti di Tommaso Buldini e Laurina Paperina nascono dal confronto con la ricerca del maestro statunitense e non sono mai stati esposti prima. Buldini ha lavorato, in particolare, sul formato ovale con colori acrilici; Laurina sulla piccola dimensione.
L’esposizione sarà visitabile fino al 19 giugno 2021, da lunedì a venerdì con orario 10.00-19.00, oppure su appuntamento. Per informazioni: t. +39 0521 572782, m. +39 339 7931250, info@rizomiarte.com, www.rizomiarte.com.

Al termine della mostra di Parma, le opere saranno trasferite presso di spazi di Martina Corbetta Arte Contemporanea a Giussano (MB). Sarà successivamente pubblicato un unico catalogo che raccoglierà le due esperienze espositive.

Daniel Johnston nasce a Sacramento, in California, il 22 gennaio 1961; quinto figlio di una famiglia unita e profondamente religiosa (Church of Christ) cresce in West Virginia, impara a suonare il pianoforte con l’aiuto dei fratelli e si dedica al disegno fin dalla più giovane età, ricopiando gli eroi dei fumetti in cui trasfigura l’esperienza di guerra del padre. Alla fine del liceo si iscrive ai corsi d’arte della Kent State University dove conosce Laurie, già fidanzata, ma che diventa per Johnston l’essenza stessa dell'amore; per lei scrive e incide le canzoni che costituiranno “Songs of Pain”, primo di una lunga serie di nastri che ama regalare ad amici e casuali passanti, usando un semplice registratore a cassette su cui sovra-incide la voce e i vari strumenti musicali. Ben presto, impedito da un disturbo bipolare le cui fasi depressive si erano manifestate fin dall’adolescenza, lascia l’università e dopo varie vicissitudini si stabilisce a Houston in Texas, dove entra nelle grazie della scena artistica e musicale. Qui tiene concerti, fa la sua prima apparizione su Mtv, sperimenta l’Lsd e subisce una prima ospedalizzazione da cui uscirà con una serie di farmaci per il controllo dell’umore. La vita di Daniel sarà da questo momento fino alla metà degli anni ‘90 segnata dal regolare susseguirsi di fasi depressive e fasi di euforia insieme ad un complesso rapporto con le medicine che non riescono ad arginare lo scoppio di manifestazioni paranoico-psicotiche nei momenti di crisi dell’umore: un violento tentativo di esorcismo ai danni di un’anziana signora, la vandalizzazione della Statua della Libertà con un graffito anti-satana, il terrore che sia Satana a controllare il padre che manovrava l’aereo su cui viaggiano. Accanto ai grandi successi: il primo album in studio nel 1992, “Artistic Vice”, pochi mesi dopo la scampata tragedia aerea, l’apprezzamento di noti musicisti, l’interessamento di grandi etichette discografiche. La sua arte, esposta fin dal 1997 in show collettivi, è selezionata nel 2006 alla Whitney Biennial mentre sempre più gallerie la propongono ai collezionisti di tutto il mondo; la sua musica è stata oggetto di numerosi tributi tra cui il più importante “Discovered Covered: The Late Great Daniel Johnston”; la sua vita è diventata il documentario di Jeff Feuerzeig che ha vinto il Sundance del 2005. Nel 2013 il suo lavoro entra ufficialmente nella Collection de l’Art Brut di Losanna con l’esibizione intitolata “Welcome To My World! Daniel Johnstone” e nel 2021 l’Outsider Art Fair gli dedica una retrospettiva nella versione newyorkese della fiera. Muore il 10 settembre 2019.

Laurina Paperina (1980) è un una papera con la testa umana, o viceversa.
Vive e lavora a Duckland, un piccolo villaggio nell’Universo.
Laurina studia all’Istituto d’arte di Rovereto e all’Accademia di Belle Arti di Verona. La sua ricerca si sviluppa principalmente attraverso il disegno, l’installazione, la video-animazione a la pittura. Che sia un pezzo di carta o una tela gigantesca poco importa, l’importante per lei è creare le nuove scene popolate di personaggi che provengono (anche) dalla cultura popolare, come quelli rubati alla televisione e alla musica o al mondo dell’arte, che l’artista reinterpreta e ricontestualizza attraverso disegnetti un po' splatter e colpi di mash up. I temi trattati nelle sue opere sono una sorta di realtà parallela al mondo in cui viviamo, popolato da falsi miti e leggende, dove eroi ed anti eroi del nostro tempo sono rivisitati in maniera ironica e a tratti dissacrante: è un’elaborazione che nasce sintetizzando la cultura che proviene dal mondo di internet e della televisione, generano un complesso insieme di elementi che si trasformano in un apparente caos, ma lasciano intravedere delle forme riconoscibili. I lavori di Laurina Paperina sono dunque ironia dipinta, sono forme dinamiche e colori sgargianti di una sorta di “virtual reality” simile ad un video games dove la finzione e l’apparenza giocano simulando la realtà. Nella sua più recente produzione la pittura fa da padrona. Il ciclo di grandi dipinti su tela intitolato “Apocalypse Now” dà vita a scene apocalittiche di una realtà surreale che richiama però al nostro tempo. La composizione formale di queste opere strizza l’occhio a quell’immaginario fantastico presente nei capolavori di Hieronymus Bosch, mentre le tematiche fanno riferimento alla Divina Commedia e a racconti immaginari popolati da mostri leggendari e personaggi rubati alla cultura popolare.

Tommaso Buldini (Bologna, 1979)
«Provo ad abbandonare la razionalità, avventurandomi agli antipodi del mio intelletto, ogni frammento, superficiale o profondo del mio subconscio ha necessità di esprimersi: attraverso la rappresentazione simultanea di questi frammenti sconnessi, provo a parlare il linguaggio del sogno, della notte, laddove l’inverosimile e l’inaccettabile diventano plausibili».
Tommaso Buldini comincia a dedicarsi interamente all’espressione artistica nel 2018, dopo un passato da graphic designer. Il suo linguaggio da subito si caratterizza per l’abbandono di ogni tecnicismo e per una esigenza espressiva che, come il sogno, si confonde con la narrazione. La sua ricerca scava nei più profondi recessi della psiche, alla ricerca di quello che c’è di sepolto. Nel giugno 2018 espone con RIZOMIarte a Scope Basel, continuando da qui verso Parigi e New York. Il suo lavoro è stato pubblicato su varie riviste francesi, prima fra tutte “Hey”. Nel 2020 firma due videoclip per Colapesce / Dimartino.

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RIZOMIarte | Nicola Mazzeo | Martina Corbetta | Daniel Johnston | Laurina Paperina | Tommaso Buldini
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Invito
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Daniel Johnston, Dans not afraid, 2010, pennarelli su carta, 30x21 cm. Courtesy RIZOMIarte
Daniel Johnston, Dans not afraid, 2010, pennarelli su carta, 30x21 cm. Courtesy RIZOMIarte
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Daniel Johnston, Dans not afraid, 2010, pennarelli su carta, 30x21 cm. Courtesy RIZOMIarte

Laurina Paperina, How are you not very, 2021, acrilici su carta, 25x30 cm. Courtesy Martina Corbetta Arte Contemporanea
Laurina Paperina, How are you not very, 2021, acrilici su carta, 25x30 cm. Courtesy Martina Corbetta Arte Contemporanea
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Laurina Paperina, How are you not very, 2021, acrilici su carta, 25x30 cm. Courtesy Martina Corbetta Arte Contemporanea

Tommaso Buldini, Bara, 2021, acrilici su carta telata,  50x70 cm. Courtesy RIZOMIarte
Tommaso Buldini, Bara, 2021, acrilici su carta telata, 50x70 cm. Courtesy RIZOMIarte
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Tommaso Buldini, Bara, 2021, acrilici su carta telata, 50x70 cm. Courtesy RIZOMIarte

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