Giovanna Magnani CSArt
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Bolle di sapone
Chiara Serri

Nella pittura di Giovanna Magnani rientrano il sogno, la visione e la dimensione onirica, ma anche un costante riferimento alla realtà: non la realtà di un volto ritratto nei minimi particolari, ma il realismo di un'età - l'adolescenza - che s'intuisce nel corpo e nei gesti di una figura che non è ancora donna, ma allo stesso tempo non è più bambina.

Come il lettore delle Satire di Ludovico Ariosto non sente contraddizione alcuna tra questo profondo senso del reale e l'intreccio dell'Orlando Furioso, con Astolfo, l'ippogrifo e il loro meraviglioso viaggio sulla luna, così nelle opere recenti di Giovanna Magnani la svaporata grazia settecentesca si fonde agilmente con una certa introspezione psicologica e con quel senso di innocente malizia che traspare dalle pose languide e abbandonate di alcuni personaggi femminili.

Sulle sue tele si dipanano, infatti, le fila di una doppia narrazione: da un lato quella più immediata ed edulcorata, che ammicca alla tradizione morfologica della fiaba, dall'altro quella più sottile e seducente, che aggiunge alle figure un lieve tono di sensualità.

Non sono più le bambine delle prime opere, con i piedi sproporzionatamente grandi che alludevano ad un lungo percorso di crescita, ma piccole donne, descritte attraverso una pittura liquida, una gestualità luminosa ed una scelta cromatica calda e vibrante, che spesso incanta.

Caratteristiche che si ritrovano anche nei paesaggi ad olio su tela che l'artista dipinge da alcuni anni parallelamente alle figure. È in queste ultime opere, per certi versi molto vicine alla cultura dell'illustrazione (che la giovane artista reggiana ha avuto modo di studiare e sperimentare), che ritorna maggiormente il linguaggio simbolico delle fiabe, dove "sole" vuol dire "giorno" e "luna" "notte", dove le foreste sono sempre incantate e le cupole brillano di maiolica blu sulle strade d'Oriente.

Il sogno non è così distante dalla realtà, così come la realtà non è poi così distante dal sogno. Sognare, immaginare, trovare le coordinate di un mondo "altro" dal reale, ha sempre fatto parte, infatti, dell'esperienza umana così come della storia dell'arte, della letteratura e della cultura in genere. È uno spazio privilegiato in cui qualcosa di magico si mette misteriosamente in moto e, all'interno di un'evanescente bolla di sapone, si sorvolano sentieri inesplorati.


Testo scritto in occasione della personale "Bolle di sapone", allestita dal 5 dicembre 2009 al 15 gennaio 2010 presso la Galleria 8,75 Artecontemporanea.

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