La mostra di Antonella De Sarno alla Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia si concluderà sabato 25 febbraio con un finissage in due atti: alle ore 15.00 un workshop aperto a tutti con Antonella De Sarno e Fabio Bonvicini (flauto pentafonico-patafisico) in cui il rigore sposa l’assurdo, l’immaginario e il surreale; alle ore 17.00 la performance “Potlatch”, un insieme di azioni performative “decalées” di De Sarno e Bonvicini insieme ai partecipanti al workshop.
L’iniziativa è rivolta agli adulti; non è necessaria alcuna esperienza nel campo della danza o del teatro. Per partecipare è richiesta la prenotazione tramite Eventbrite (info: www.musei.re.it). Le iscrizioni sono aperte fino al 23 febbraio 2023, salvo esaurimento dei posti disponibili.
Nel corso del workshop, dopo un riscaldamento basato su movimenti danzati, si esploreranno diverse modalità d’improvvisazione attorno a cinque temi inerenti alla mostra, scelti insieme ai partecipanti. Si definiranno cinque tipi di azioni individuali e collettive. Non esistendo in Occidente un repertorio di musica pentafonica, i suoni, ispirati a musica medievale ma anche contemporanea, nasceranno dall’improvvisazione. Un tempo finale sarà dedicato alle prove per la performance collettiva che avrà luogo alle ore 17.00. La performance seguirà lo stesso processo: si partirà da cinque azioni predefinite per variare improvvisando su quel registro, seguendo una progressiva decomposizione del senso logico delle azioni e delle parole.
Spiega Antonella De Sarno: «Potlatch significa dono o scambio di doni nelle lingue Chinook ed è il nome della rivista fondata nel 1954 da Guy Debord e dal gruppo dell’Internationale Lettriste, divenuto in seguito Internationale Situationniste. Del Situazionismo (Guy Debord capofila) prendiamo l’dea che l’arte non sia rappresentazione, ma creazione di situazioni, per riappropriarci della nostra libertà. Della Patafisica (da Alfred Jarry) ci atteniamo alla definizione di Scienza delle soluzioni immaginarie. Dal Para surrealismo prendiamo la frase ciò che è serio e che non è serio è la stessa cosa».
Ai partecipanti è consigliato l’uso di vestiti caldi, comodi per i movimenti e la danza; graditi indumenti e oggetti stravaganti.
Realizzata in collaborazione con i Musei Civici di Reggio Emilia e curata da Francesca Baboni e Stefano Taddei, la mostra “Alfabeti” è stata inserita nel programma ufficiale di “Identità Inquieta”, il cartellone che ha riunito le istituzioni culturali del territorio per esplorare il tema dell’identità da diversi punti di vista. Il progetto di Antonella De Sarno, studiato appositamente per gli spazi del Museo, si fonda sull’accostamento, a prima vista impossibile, di due figure femminili: la celebre Dame à la Licorne del Musée de Cluny di Parigi, con la sua aura di medievale mistero, e Kathrine, nome immaginario di una donna autistica, con la quale l’artista lavora da molti anni nei suoi laboratori di danza. Il percorso espositivo, che si snoda al primo piano della Galleria Parmeggiani, si compone di oltre quaranta opere, tra disegni, video ed installazioni, tutti tasselli di un lessico altro, in cui gli universi e gli alfabeti delle due donne possono finalmente coesistere, conducendo il visitatore alla radice bruciante delle cose, quando ancora non sono addomesticate e rese mansuete dal discorso convenzionale del ‘socialmente accettabile’.
La mostra è visitabile fino al 26 febbraio 2023. La Galleria Parmeggiani è aperta al pubblico da martedì a venerdì ore 15.00-18.00, sabato, domenica e festivi ore 10.00-13.00 e 15.00-18.00. Ingresso libero. Per informazioni ed approfondimenti: Musei Civici (T. +39 0522 456477, +39 0522 456816, musei@comune.re.it, www.musei.re.it); Antonella De Sarno ( www.antonelladesarno.com).
Filosofa per formazione, performer e artista visiva, Antonella De Sarno viene dal teatro di Pippo Delbono, con cui si è formata e ha lavorato per alcuni anni, e dalla danza contemporanea, esperienze che le hanno trasmesso la necessità di un rigore fisico e concettuale e l’importanza per l’artista di esporsi completamente nella sua verità. Il segno, nella sua forza d’espressione e di comunicazione, ha una parte rilevante nel suo linguaggio; l’allestimento di strategie relazionali tra spazio, oggetti e corpi, l’intimo e il sociale osservati e messi in scena sottilmente sono al centro della sua ricerca. L’installazione “Faces from the Dark” (2020) ha ricevuto la segnalazione della giuria al Premio Combat 2020 e la pubblicazione sul catalogo. Nel 2021 è la video-installazione “Nebula” e nel 2022 l’opera grafica “Curiositas I, Cavalli” ad esser segnalata dalla giuria dello stesso premio e ad entrare nel catalogo. Tra le recenti esposizioni si segnala la personale “Artificialia”, a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei, allestita nel 2021-22 nella Sala dei Putti del Palazzo dei Principi di Correggio (RE). |