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Antonella De Nisco vive a Reggio Emilia. Artista e docente di storia dell’arte, affianca alla pluriennale attività espositiva la realizzazione di progetti, installazioni site-specific, eventi e lezioni. Insieme a Giorgio Teggi ha ideato il LAAI, Laboratorio di Arte Ambientale Itinerante, con il quale realizza, insieme a gruppi di cittadini, installazioni territoriali intrecciate, tessute, assemblate. È autrice di articoli e ricerche sulla formazione e la didattica dell’arte. Raccoglie le sue esperienze artistiche nella serie di pubblicazioni tascabili “Collane di Plastica”: “BIMbamBù” (2016), “RIPArami” (2015), “ARIOS(t)O” (2013), “ABITanti” (2013), “Intralci” (2012), “7selle da riposo” (2011), “CASTELLAramo” (2010), “Riposatoi” (2009), “D’Aria” (2008), “Un nuovo angolo visuale” (2007), “Tessereorizzonti” (2007), “Gioie del Parco. Manuale d’uso” (2006), “Cronache del fare” (2005), “Il giardino nel giardino” (2005), “DialoQui” (2004), “Acquabaleno” (2003), “6 tane di pianura” (2002), “Collane di Plastica n°0” (2002). Tra le recenti pubblicazioni: “L'Arte svelata in luoghi insoliti. Ascoltare lo sguardo, fissare le parole” (Vanilla Edizioni, 2017, a cura di Pina Tromellini), “Arte Fluviale” (Aracne Edizioni, 2015), “Quattro progetti / installazioni per la Summer School” (Editrice Compositori, Bologna, 2013), “PaesaggiopiattO” in “Quaderni 11”, “RIPOSATOID’ITALIA” in “Quaderni 10”, ”La didattica dell’anima” in “Quaderni 9” (Edizioni A. Cervi, Reggio Emilia).
Come scrive Massimo Mussini, «Antonella De Nisco si è inserita da tempo nell’ambito della Land Art per i suoi interventi di occupazione e ritessitura dell’ambiente naturale, ma è ben distante dagli artisti che a partire dagli anni sessanta del secolo scorso sono intervenuti sul paesaggio incidendolo con ruspe, oppure ridisegnandolo con accumuli di materiali disparati, o anche semplicemente celandolo con involucri effimeri di tela o di plastica. I suoi lavori sono Land Art soltanto per affinità con quelle azioni, poiché i suoi passaggi lasciano effimere tracce sull’ambiente e, più che trasformarlo, tendono a rivitalizzarlo. Infatti le sue “tane” di rami intrecciati e di corde, i suoi “riposatoi” simili ad amache tese nel verde, le sue siepi mobili sotto l’azione del vento hanno la funzione di recuperare il valore del gioco, inteso come attività conoscitiva e creativa». |